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DRV, EFSA, FBDG… sigle strane ma da conoscere

Che cosa sono queste sigle che ruotano intorno alla nostra alimentazione? E perché vengono prese in seria considerazione da istituzioni e autorità?

Spesso ci troviamo di fronte a sigle e a relative istituzioni che in qualche modo “regolamentano” la nostra vita e non sappiamo neppure che esistono o cosa significhino. Fra queste ci sono i DRV europei (Dietary Reference Value) vale a dire i valori di riferimento dei vari nutrienti in una “dieta”. Nel loro intento devono servire per la salute pubblica, per perfezionare le leggi sulle etichette degli alimenti, valutare statisticamente i rischi di alcune popolazioni riguardo una iper o ipo alimentazione globale o di alcuni nutrimenti specifici. Non sono quindi rivolti al singolo ma a diversi gruppi di popolazione.

Per capire meglio i DRV occorre anche entrare nel merito di un’altra importante sigla che “gestisce” le indicazioni alimentari, l’EFSA o Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, un organismo nato nel 2002 e che rappresenta l’istituzione europea per la valutazione dei rischi relativi alla sicurezza di alimenti e mangimi. L’EFSA (collaborando con le autorità nazionali) fornisce consulenza scientifica indipendente e comunica in maniera chiara su rischi esistenti ed emergenti. Si tratta quindi di un’agenzia indipendente che agisce in modo autonomo e senza condizionamenti.  I suoi esperti sono a disposizione delle autorità europee per legiferare, capire e fare valutazioni su tutte le tematiche relativi all’alimentazione.

DRV e EFSA
La Commissione europea ha chiesto all’EFSA di rivedere e aggiornare i valori di riferimento relativi ai nutrienti e alle assunzioni di calorie stabiliti nel 1993 dal comitato scientifico dell’alimentazione. Nel far ciò, l’EFSA ha esaminato le nuove evidenze scientifiche e le recenti raccomandazioni pubblicate a livello nazionale e internazionale. Inoltre la Commissione ha chiesto all’EFSA di assistere le pubbliche autorità degli Stati membri nel compito di trasporre le raccomandazioni sui nutrienti in pratiche linee guida dietetiche basate sugli alimenti.

Per garantire un approccio globalmente omogeneo, in un parere pubblicato nel marzo 2010, il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui prodotti dietetici, l’alimentazione e le allergie (gruppo NDA) ha definito i principi generali per determinare i valori di riferimento per la dieta. Inoltre il gruppo ha definito i DRV per carboidrati, fibre alimentari, grassi e acqua. Sono state date indicazioni per diversi gruppi di popolazione come ad esempio varie fasce di età, differenze di sesso, oppure fasi come la gravidanza o l’allattamento.

Ma i DRV danno anche principi guida per gli studi accettabili per la ricerca oppure linee di orientamento su come gli alimenti di una dieta possano influire sui rischi di malattie croniche. Nei vari gruppi i DRV analizzano il FABBISOGNO MEDIO (il livello di assunzione adeguata per una media di quel gruppo); il LIVELLO DI ASSUNZIONE MINIMO (rappresenta la quota al di sotto della quale la maggioranza della popolazione di quel gruppo avrebbe una assunzione inadeguata); l’APPORTO ADEGUATO (rappresentante il livello medio consumato da popolazioni sane che non mostrano carenze). Spetta poi ai professionisti usare i DRV per andare nel dettaglio personale di un’alimentazione anche se l’utilizzo di questi parametri è più orientato nella sanità come indicazione generale, nell’industria per le etichette, ma anche per valutare un determinato stile di vita di un individuo rapportandolo a quello medio del gruppo di appartenenza.

Lo scopo è quindi quello di avere uno strumento per individuare sia carenze acute o croniche dell’alimentazione, sia in eccesso che in carenza; gli studi raccolti indicano infatti come la fuoriuscita da determinati parametri metta l’individuo in un potenziale stato di esposizione a determinate patologie. L’obiettivo è quindi quello della salute, agendo sulla prevenzione e sfruttando indicazioni statistiche che permettono di avere un parametro di confronto.

Il lavoro svolto per definire i DRV è stato molto impegnativo e ha coinvolto commissioni e ricercatori per molti anni. I DRV non ci sono solo per i macronutrienti, ma anche per tutti i micronutrienti, quindi sali minerali e vitamine.

Le FBDG
Pur rappresentando una valida indicazione, i valori contenuti nei DRV sono forzatamente una generalizzazione; per valutare il singolo subentrano tutta una serie di parametri che possono influire pesantemente sulla valutazione globale. Fra questi: la composizione corporea e la quantità e qualità dell’attività fisica svolta.

I DRV devono essere un potente mezzo per avere un quadro generale che aiuta le autorità a guidare e valutare per dare poi raccomandazioni di carattere globale. Dai DRV derivano infatti le FBDG (ecco un’altra sigla…) che sono le Food Based Diatary Guideline, cioè le linee guida dietetiche alimentari. Sono semplici messaggi sul mangiar sano, indirizzate al grande pubblico. Danno un’indicazione su cosa una persona dovrebbe mangiare in termini di cibi piuttosto che di nutrienti, e forniscono una traccia da usare quando si pianificano i pasti o i menu giornalieri. Vanno oltre le informazioni nutrizionali tecniche per dare un’educazione nutrizionale in un modo che sia comprensibile al singolo consumatore.

Le FBDG sono molto interessanti perché parlano più di alimenti che di nutrienti; riconoscono che una dieta sana è più di una normale necessità nutrizionale e di un normale livello di assunzione dell’alimento. Per esempio, l’elaborazione e la preparazione del cibo possono influenzare il valore nutrizionale dei cibi. In aggiunta sappiamo che talvolta certi cibi sono per noi buoni, ma la scienza non ha ancora stabilito la precisa ragione biologica. Altri elementi presi in considerazione da FBDG sono il piacere della tavola, gli aspetti socioculturali del mangiare come d’altronde l’importanza di una dieta variata.

DRV e FBDG possono sembrare in contraddizione (in una più numeri statistici e nell’altra più indicazioni sugli alimenti) ma in realtà sono uno la “traduzione” dell’altra. Logico che il professionista si potrà avvalere dei “numeri”, ma poi nell’indicare gli alimenti, oppure semplicemente per fare educazione alimentare, saper parlare degli alimenti e della “cultura” del mangiare sano (e magari con gusto) è fondamentale.

EURRECA
Finisco questa veloce carrellata con un’altra sigla: EURRECA che significa EURropean micronutrient REComendation Aligned, un progetto europeo che mira ad analizzare ed individuare i consumi specifici dei micronutrienti e, di conseguenza, sviluppare delle linee guida inseribili nei DRV.

Può sembrare tutto molto complesso ma come già detto cercare di tradurre dei “freddi” numeri in indicazioni pratiche o etichette leggibili è senza dubbio un obbiettivo che deve contribuire a fare crescere la conoscenza e la sensibilità di tutti i consumatori. Farlo a livello globale per tutte le nazioni europee è certamente un lavoro difficile e che deve tenere conto delle grandi differenze sia culturali che geografiche e sociali. Ma anche questo significa prepararsi ad un mondo globale.

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