Differenza tra stretching e tensione neuromuscolare - La Palestra

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Fitness

Differenza tra stretching e tensione neuromuscolare

Quando si parla di stretching si tratta di un argomento generico che non si traduce nel rapporto tra le tensioni muscolari degli anelli che compongono una catena cinetica

Non è tanto importante raggiungere un range ampio, che è differente da sport a sport , ma costruire un equilibrio tra le trazioni espresse da un muscolo e le trazioni espresse dal muscolo confinante sulla stessa articolazione.
Chi vuole prevenire l’infortunio muscolare o i traumi più diffusi nello sport, deve comprendere che un’articolazione, durante ogni gesto motorio, attiva delle tensioni che, attraversando l’articolazione stessa, coinvolgono la muscolatura a monte e a valle con la medesima tensione; quando la capacità di uno degli anelli della catena sollecitata è inferiore come elasticità, la parte più rigida tende sempre a sovraccaricare quella più elastica, che diventa una zona di compenso e quindi di sovraccarico.
Lo stretching tende a mantenere queste differenze invariate mentre gli esercizi di abbassamento della tensione neuromuscolare, svolti in catena cinetica con le posizioni e gli atteggiamenti stabilizzati dalla gabbia toracica e dall’addome, reciprocamente posizionati, permettono una collaborazione tra le parti interagenti, e le portano allo stesso livello di resistenza.

Le articolazioni da coinvolgere sono tre:

  •   cingolo scapolo omerale (spalle)
  •   coxo femorale (bacino)
  •   tibio tarsica (caviglie).

Riferendoci alle azioni relative agli arti inferiori, vi sono:

  •   esercizi che coinvolgono le azioni comuni e reciproche di un lato del corpo
  •   contemporaneamente l’incrocio con il lato opposto.

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Esempio di esercizio con:
a) piede destro al suolo intraruotato per coinvolgere il flessore dell’anca
e il tricipite surale destro;

b) angolo tra gli arti sinistro e destro ad angolo retto per coinvolgere ulteriormente il flessore dell’anca destra in rapporto con ischio crurale sinistro;

c) piede sinistro flesso e pronato e antiversione del bacino con flessione del tronco avanti per coinvolgere il rapporto tra ischio crurale sinistro e tricipite surale sinistro.

In questa sequenza, ogni rotazione e flessione delle caviglie e l’antiversione del bacino lega, in un’unica catena, le resistenze interagenti nel passo, mettendo in evidenza se l’allineamento interessa la parte rigida della catena oppure se la parte rigida sovraccarica un punto già elastico (riflesso miotatico sulla catena).

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L’importanza di questi test è quello di costruire nella fase statica un rapporto di equilibrio spendibile nella fase dinamica.

Le azioni più efficaci per equilibrare differenti tensioni muscolari provenienti da diverse articolazioni che interagiscono nello stesso gesto motorio, sono quelle che coinvolgono tutte le articolazioni citate nei punti a, b e c precedenti, e che si rapportano con una stabilizzazione addominale come ad esempio la spinta di un supporto che mantiene l’antiversione del bacino.
Nel caso della foto vediamo che l’antiversione del bacino è supportata dalla spinta dello schienale che mantiene anche la tensione sulla flessione dorsale delle caviglie; questo sistema caviglie – bacino si collega con la flessione del cingolo che a sua volta usufruisce della spinta dello schienale e il sistema di allungamento diventa circolare.

By Vincenzo Canali

Fonte www.lapalestra.it

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